Cambiare o accettarsi ?
Cambiare o accettarsi? In questo articolo esploriamo il paradosso tra il voler migliorare e il riconoscere ciò che siamo, scoprendo come autoaccettazione e cambiamento possano intrecciarsi in un’unica, autentica direzione di crescita.
CRESCITA PERSONALE
Eugenia Salvatierra
12/26/20241 min read


“In fin dei conti, siamo ciò che facciamo per cambiare ciò che siamo. L’identità non è una reliquia da museo, ferma in una vetrina, ma la sorprendente sintesi delle nostre contraddizioni quotidiane.” — Eduardo Galeano, Il libro degli abbracci
Qui Galeano ci invita a riflettere su cosa significhi davvero costruire e vivere la propria identità. Troppo spesso ci troviamo a pensare al cambiamento e all’autoaccettazione come due direzioni opposte: se cambio, è perché non mi accetto; se mi accetto, forse non sento più il bisogno di cambiare. Ma è davvero così? O forse accettarsi e migliorarsisono due aspetti di un unico percorso?
L’autoaccettazione non è un atto di rassegnazione, né significa rinunciare a crescere. È piuttosto un atto di profonda consapevolezza: riconoscere ogni parte di noi stessi, incluse le contraddizioni e le fragilità che ci rendono umani. Solo a partire da questa base solida e autentica possiamo cambiare in modo genuino. Quando ci accettiamo davvero, smettiamo di lottare contro noi stessi per adattarci a ideali esterni e iniziamo invece a crescere mossi da una motivazione interna, dal desiderio di esprimere il nostro potenziale autentico.
Accettarmi e cambiare, allora, non sono due strade in conflitto, ma due tappe dello stesso viaggio. Il cambiamento non è più il tentativo di colmare un vuoto o di soddisfare aspettative imposte, ma la naturale evoluzione di chi accettapienamente se stesso e, da qui, sceglie di crescere. La nostra identità non è una “reliquia da museo” da osservare passivamente; è un’opera in divenire, una sintesi unica delle nostre aspirazioni e delle nostre contraddizioni, che possiamo continuamente trasformare e arricchire.

